L’effetto del cloro sulla pelle, come proteggere la pelle in terapia

Praticare lo sport, aiuta a ridurre la tossicità e l’incidenza degli effetti collaterali che la terapia comporta, stimola il sistema immunitario, migliora l’umore ed in generale la qualità della vita del soggetto oncologico. Il nuoto è considerato da sempre uno sport completo e utile per il benessere di tutto il corpo. Per i pazienti in cura è necessario però, prestare attenzione al cloro della piscina e gli effetti sulla pelle che possono ulteriormente danneggiarla in questa delicata fase.

Il nuoto e i benefici per l’organismo

Sono sempre più numerose le conferme scientifiche che arrivano da studi condotti su pazienti oncologici trattati per tumori alla mammella e al colon-retto in merito ai numerosi benefici dell’attività sportiva svolta durante trattamento chemioterapico.

Per ciò che riguarda le discipline sportive, meglio scegliere quelle che favoriscono movimenti dolci, come il nuoto e in generale le attività acquatiche, considerate fin da sempre sport ideali per riprendere e/o mantenere la propria forma fisica senza correre il rischio di incorrere in particolari traumi, come la rottura o deformazione.

Tuttavia, le acque delle nostre piscine sono trattate con il cloro che viene utilizzato come disinfettante, ma che nello stesso tempo può risultare dannoso per la salute ed il benessere della pelle dei pazienti sottoposti a trattamenti oncologici. Infatti, chemioterapia e radioterapia, possono causare manifestazioni cutanee di sensibilizzazione, secchezza, xerosi, fibrosi, desquamazione etc. La cute perde, inoltre, la sua capacità di rigenerazione e non riesce a più a svolgere la sua funzione di protezione a causa degli effetti collaterali generati dalle terapie che indeboliscono la barriera idrolipidica. Per questo motivo, la pelle del paziente oncologico necessita di attenzioni costanti e protezione quotidiana.

Cloro della piscina: gli effetti sulla pelle

Il cloro è una sostanza dal tipico colore giallo-verde, presente allo stato gassoso. Grazie alle sue notevoli proprietà ossidanti e disinfettanti, questa sostanza viene utilizzata nelle piscine, sia pubbliche che private, perché offre un’ottima efficacia contro molti agenti patogeni che vivono e si diffondono in acqua.

La quantità di cloro usata nelle vasche è regolamentata dal Ministero della Salute. Pur non essendo una sostanza nociva di per sé, il cloro della piscina ha effetti sulla pelle e può causare secchezza e aridità cutanea, in quanto altera il pH dell’epidermide, riduce lo spessore del film idrolipidico, esponendo così la pelle ad un rischio maggiore di aggressioni da parte di agenti esterni.

Per le pelli più sensibili, come quelle dei pazienti in cura oncologica, trascorrere lunghe ore in piscina potrebbe sortire effetti come: irritazione, prurito, comparsa di macchie rosse e dermatite.

Ovviamente, tutti questi effetti avversi, non sono conseguenza di un tuffo occasionale in piscina ma di una frequentazione più regolare, legata ad esempio alla pratica dell’attività sportiva.

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Quali sono gli accorgimenti da adottare?

Diversi sono i rimedi per proteggere la pelle dal cloro della piscina che causa secchezza e aridità. In molti casi, si tratta perlopiù di semplici consigli e abitudini, che se messi in pratica riducono al minimo i rischi di avere danni alla salute e al benessere della cute.

Vediamo insieme quali sono i principali accorgimenti da adottare per evitare di seccare eccessivamente la pelle in piscina.

  • In prima battuta, è bene cominciare col fare una doccia prima di entrare in piscina, e non solo dopo l’allenamento per allontanare i residui di cloro sulla pelle. Infatti, lavarsi prima di tuffarsi in acqua fa in modo che la pelle assorba l’acqua pulita, limitando – almeno per un certo tempo – l’assorbimento di quella contenente il cloro.
  • La doccia, inoltre, lava via il sudore che, a causa della presenza di ammonica contenuta a suo interno, reagisce con il cloro producendo una sostanza chiamata cloramina. Quest’ultima ha un’azione alquanto irritante e può provocare reazioni allergiche nei soggetti predisposti e con la pelle più sensibile. La temperatura dell’acqua della doccia deve essere tiepida; infatti, una gradazione troppo calda sgrasserebbe eccessivamente la cute. Evitare l’uso di detergenti dall’azione sgrassante e dalla consistenza troppo schiumosa: i prodotti con queste caratteristiche aggrediscono la pelle.
  • Per la propria igiene e per eliminare i residui di cloro della piscina e sui effetti sulla pelle, la cosa migliore è utilizzare emulsioni fluide, non schiumogene, che detergono la pelle per affinità, rispettando la consistenza e lo spessore del film idrolipidico. Inoltre, è importante che i detergenti, oltre alle caratteristiche già citate, abbiano una formulazione a base di ingredienti lipidici di origine vegetale che garantiscono protezione contro l’eccessiva secchezza e la desquamazione, oltre ad un’azione decongestionate e rinfrescante.
  • Conclusa la doccia, asciugarsi senza sfregare, ma tamponando delicatamente l’acqua in eccesso. In questa fase è importante applicare una crema ad azione lenitiva, idratante e protettiva. Le più adatte sono quelle ricche di estratti vegetali che contrastano tutti i fastidi dell’infiammazione, attenuando arrossamenti e irritazioni, e ripristinando l’idratazione e l’integrità della cute. Nel distribuire la crema per il corpo, bisogna avere la premura di spalmarla con un massaggio delicato e rapido: in tal modo si permette al prodotto di penetrare spontaneamente attraverso la cute, idratandola con un’efficacia maggiore.
  • Infine, esistono in commercio delle creme che svolgono effetto barriera contro il cloro, proteggendo la pelle dall’effetto nocivo di questa sostanza presente nelle piscine. Queste creme vengono applicate sulla pelle prima di entrare in acqua. I prodotti migliori sono quelli a base vegetale, contenente omega 3 e vitamina E, ad esempio. Queste sostanze, oltre a contrastare l’assorbimento di cloro da parte della pelle, ricostituiscono il film idrolipidico della nostra pelle, prevenendo i danni provocati dal cloro stesso.

Fonti dell’articolo

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